Vivaismo Viticolo Italiano
VIVAISMO ITALIANO
“L'uomo tanto può quanto sa” – Francesco Bacone
Il vino è cultura
Mondializzazione supply chain
L’Italia manca di agroindustria
Il vino è in mano straniera
Economia in recessione
Il turismo è il più colpito
Italia anello debole nella UE
Mancano le risorse economiche
La crisi può protrarsi per un lustro
Vivaismo e crisi (Schumpeter)
Il mondo europeo e relative ex colonie (Americhe, Oceania e Sud Africa) hanno “archetipi” fondanti nella sua cultura greco – romana e giudaico – cristiana; di cui il vino fa parte. Mentre per il resto del mondo il vino non è “marcatore sociale”.
La mondializzazione dell’economia ha creato catene di approvvigionamento (“supply chain”).
Chi ha in mano la fase finanziaria e il controllo della GDO conduce il gioco; spostando le perdite alle fasi più deboli della filiera, cioè a chi produce “commodities” a prezzi vili
L’Italia privatizzando la SME (1) ha smobilitato l’unica agroindustria che aveva. (Vedi Allegato 1).
Il settore della cooperazione non ha creato imprenditoria né libero mercato. Questo a causa degli aiuti dell’UE e dei governi nazionali.
Il “sistema leggi-normative-regolamenti” (4 kg. per 3.985 pagine), lacci e laccioli è diostacolo a chi opera e incentiva le “scorciatoie”. Il detto di uno del settore è: “chi è senza peccato scaglie la prima pietra”.
Il mercato mondiale del vino è dominato dalle aziende straniere (vedi allegato 2). Mentre quello del vino italiano è eterodiretto, cioè condizionato da paesi stranieri: E & J Gallo Winery (La Marca); Constellation Brands (Ruffino); Rotkäppchen Mumm (Ruggeri), Henkel Group (Mionetto).
L’economia mondiale è in una recessione del tipo 1929.
Il settore turismo è il più colpito perché mancano i collegamenti internazionali.
Quindi, Il canale HO.RE.CA. è in sofferenza.
L’Italia con enorme debito pubblico stimato al 2020 al 160% del PIL contro l’area euro al 103% ha la coperta che si è ridotta a un francobollo (“non c’è trippa per gatti”), mentre i buchi si moltiplicano e allargano per il gioco delle diverse categorie ad addossare, perdite private, alle esangui casse pubbliche perdite private dovute all’incoscienza e all’imprevidenza che rasenta lo sciacallaggio.
Le perdite dovute all’attuale crisi, per il settore vini, sono stimate in volume del 30 – 50% e in valore del 50 al 60%.
L’UE ha rimandato agli stati membri, nell’ambito della rispettiva dotazione finanziaria, il compito di risolvere i problemi derivati della attuale crisi.
Secondo Pedron (2), il vino andrà a collocarsi da 20 a 25 €/hl il che significa che la viticoltura è in forte perdita. Calcoliamo la perdita: Il vino a 23 €/hl corrisponde a un prezzo di 18 €/q uva. Se stimiamo che l’Italia produce una media di 48 milioni di ettolitri pari a 65 milioni di quintali uva: i 640.000 ettari, del Vigneto Italiano hanno una produzione di 102 q./ha. Il calcolo della PLV è facile: 102 q./ha x 18 €/q, fanno 1.836 euro/ha. Il costo reale di produzione si aggira fra i 4.000 a 5.000 euro/ettaro. Con perdita di 2.700 €/ha.
Che fare? (Vladimir Il'ič Ul'janov, conosciuto come Lenin)
Il riequilibrio del mercato vitivinicolo vista l’inerzia della mentalità contadina si raggiungerà in un lustro.
Alias la domanda delle barbatelle sia per il mercato italiano che estero si riposizionerà a livelli stimati nel dominio:. http://www.devulpeetuva.com/C1/Tendenze%20del%20vivaismo%20Italia.html
Per ulteriori analisi vedere il capitolo Economia e Mercato Vivaistico http://www.devulpeetuva.com/C1/Accesso%20Capitolo.php
È stata, in origine, una società italiana produttrice di energia elettrica attiva in Campania e nel resto del Meridione. Negli anni trenta passò all'IRI e dagli anni sessanta effettuò acquisizioni nel settore agricolo e alimentare, diventando il più grande gruppo alimentare italiano. Negli anni novanta il gruppo fu smembrato.
ALLEGATO 1
ALLEGATO 2
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