Italia Varietà di Vite
1.c La forza delle “tradizionali”: dal 31 all’60 (figura 2.25.5 Varietà dal 31 al 40; figura 2.25.6 Varietà dal 41 al 50; figura 2.25.7 Varietà dal 51 al 60)
Si tratta di vitigni coltivati per meno di 5.000 ha ma non marginali, tutti radicati nei territori di origine. Nel grafico appaiono come un blocco compatto mantenendo superfici e percentuali sul Vigneto Italia con le connotazioni.
Il Ciliegiolo n. prima diffusa in tutt’Italia si va concentrando nel grossetano.
Il Tocai Friulano b. oggi in sofferenza per l’impossibilità dell’utilizzo del nome nei vini.
La Malvasia bianca lunga b. in netta regressione per il cambiamento nella composizione dell’uvaggio del Chianti.
L’Arneis b. ha raggiunto il massimo della sua espansione.
Il Pignoletto b. alias Grechetto Gentile b. in espansione sta erodendo l’areale del Grechetto di Orvieto b. Il dato ISTAT 2000 è palesemente errato.
La Falanghina b. sta riacquistando l’area di origine erosa dalla Malvasia di Candia b.
Il Trebbiano d’Abruzzo b. nelle rilevazioni ISTAT 1982, 1990 e 2000 in gran parte era Trebbiano Toscano b.
Alcuni vitigni sono in netto regresso quali: Nerello n. e Malvasia nera n., per l’abbandono della viticoltura nell’areale di origine.
Gli alloctoni: Sauvignon b. e Pinot bianco b. mantengono le superfici storiche essendo fortemente localizzati nel loro territorio. Il Viognier b, di recente introduzione ha trovato come la Syrah n. accoglienza in terra siciliana.
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