Viticoltura Mondiale
GIANFRANCO TEMPESTA
MONICA FIORILO
6. ECOLOGIA DELLA VITE
Il prof. Domizio Cavazza (1856-1913) nel volume “Viticoltura”, dal quale alleghiamo la Tavola 1 indicante la distribuzione geografica delle Ampelidee e delle viti nel mondo (1), (figura 4.8 Distribuzione delle viti e Principali Ampelidee nel Mondo), indicava oltre alla Vitis vinifera altre specie con esigenze pedoclimatiche proprie quali ad esempio V. labrusca, V. amurensis che possono colonizzare areali a latitudine più elevata, e specie presenti fra gli 0° (equatore) e i 20° quali la V. caribaea.
La figura in questione evidenzia le linee isotermiche e i limiti di coltura e non considera il ruolo del fotoperiodo sulla vite.
Mentre i millenari insediamenti viticoli del bacino mediterraneo, hanno trovato habitat di “protezione” (La Diffusione della Viticoltura delle Eccellenze nelle Aree di Protezione in Italia), (2) le viticolture di nuovo insediamento della Vitis vinifera si confrontano con limitazioni come carenze idriche, nuovi parassiti (la cocciniglia Margarodes vitis, il batterio Xylella fastidiosa che provoca la “malattia di Pierce”, ecc.), pedoclimi spesso non idonei, nonostante gli studi degli indici di adattabilità. I parametri utilizzati dai diversi ricercatori sottintendono le difficoltà proprie delle nuove aree candidate per l’insediamento di viticolture imposte dall’alto.
Quindi la Vitis vinifera come già indicato nelle figure, si è stabilita:
in Europa, Vicino Oriente e Nord Africa, in aree tra i 30° e 50° di latitudine nord, dove la sua coltivazione è stata favorita dall’influenza della corrente marina del Golfo, dei microclimi fluviali (Reno, Loira, Rodano, Danubio, ecc.), o delle esposizioni a sud;
in Nord America, in territori fra 30° e 50° di latitudine nord, dove le barriere montagnose nord-sud proteggono la vite dalla fredda corrente californiana;
in Sud America, in aree fra i 25° e i 40° di latitudine sud, nelle quali la viticoltura beneficia della corrente di Humbolt, dell’altitudine e dell’orografia nord-sud;
in Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda, in territori fra i 30° e i 40° di latitudine sud, scelti in epoca più recente da tecnici e viticoltori, consapevoli delle esigenze pedoclimatiche della Vitis vinifera.
Oggi, il successo viticolo dell’Asia pacifica, fra i 30° e 45° di latitudine nord (Cina, Giappone, Corea del Sud) è dovuto all’utilizzo di vitigni autoctoni del genere Vitis o ibridi con Vitis vinifera, particolarmente resistenti a patologie o eventi meteorici estremi. In queste aree l’introduzione di viti europee è recente e non sufficientemente consolidata.
La viticoltura asiatica ai piedi del “tetto del mondo”, si sviluppa fra i 35° e 45° di latitudine nord con vitigni autoctoni o ben ambientati.
Nell’insieme le viticolture asiatiche sono rivolte più all’autoconsumo che al mercato.
Le figure 4.9.a e 4.9.b Ore luce, fenologia ed equilibri ormonali, sia per l’emisfero nord, sia per quello sud, che riassumono quanto esposto precedentemente.
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