Viticoltura Mondiale
GIANFRANCO TEMPESTA
MONICA FIORILO
2. Viticoltura Coloniale (B1,B2,B3)
La scoperta dell’America (B1 - B2) porta nel Nuovo Continente non solo “conquistadores” di territori che affermavano, «Siamo venuti per servire Dio, il Re e anche per diventare ricchi.» (1), ma un corpo ecclesiastico ben organizzato per l’indottrinamento degli abitanti del Nuovo Mondo, con sarmenti nel baule per ricreare in questi nuovi luoghi i propri rituali sacri legati anche al vino. (figura 4.3 Diffusione della vite nel mondo).
Con la piantagione di Vitis vinifera, la vite europea inizia la sua convivenza con specie native generando ibridi naturali quali Criolla, Cereza, País, Mission e molti altri (figura 4.4 Insediamenti viticoli in Sud America).
I riformatori, quali Lutero, Calvino, Zuinglio e altri, danno un nuovo stigma al concetto del vino con la distruzione iconoclasta della sua sacralità trascinandolo in una concezione puramente mercantilistica e rendendolo non più un simbolo legato alla ritualità religiosa ma un concetto di bevanda (succo d’uva) che entra nei canali commerciali (in forma di bevande alcoliche, a base di viti native quali Catawba, Niagara, Isabella, ecc. più adatte a climi continentali). (figura 4.5 Insediamenti viticoli in Canada, Stati Uniti e Messico e tabella 4.4 Superficie vitata nelle Americhe per utilizzo).
Altri paesi, come Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda (B3) hanno vissuto nei secoli lo stesso fenomeno migratorio di colonizzazione da parte di popolazioni a maggioranza protestante; si tratta in questo caso di viticolture molto più giovani e di impronta industriale e mercantile.
Spesso queste nuove viticolture trovano fattori limitanti quali carenze idriche, fenomeni meteorici (gelate primaverili, grandine, ecc.), nonostante siano insediate in zone con caratteristiche pedoclimatiche simili al Mediterraneo (figura 4.6 Insediamenti viticoli in Sud Africa, Nuova Zelanda e Australia e relativa tabella 4.5 Superficie vitata Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa per utilizzo).
(1) Bernal Diaz del Castillo, cronista della spedizione di Hernán Cortés del 1519, Historia verdadera de la conquista de la Nueva España, pubblicato postumo a Madrid nel 1632.
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